La creatività non nasce senza conoscere la realtà

Cari amici musicisti, in questo articolo vorrei raccontarvi un episodio che mi ha molto colpito e che non cessa di farmi riflettere.
Qualche tempo fa fui invitato ad una lezione concerto organizzato dalla Scuola Comunale di musica Mabellini destinato ai bambini con l’intento di presentare gli strumenti musicali dell’orchestra, sollecitare la loro curiosità e possibilmente iscriverli alla scuola.
La lezione concerto era tenuta da allievi della scuola che attraverso delle piccole storie raccontavano la nascita di alcuni strumenti musicali.

La prima storia raccontava la nascita della Viola d’amore. Questo strumento oltre alle corde normali ha una serie di sottili corde di risonanza che passano all’interno del manico (come il sitar ed altri strumenti indiani) che, a seconda dell’accordatura, risuonano in corrispondenza di determinate armoniche e modificano il timbro dello strumento.
La storia raccontava che la Viola e il Violino si erano innamorati e perciò separatamente non ne volevano sapere di suonare. Allora si pensò di creare la Viola d’amore montando sullo stesso strumento le corde del Violino e della Viola.

A prescindere dalla banalità della storia e dall’inesattezza sulle caratteristiche dello strumento, la cosa che più mi disgusta è il fatto che si è completamente buttato al rogo il fenomeno della Risonanza grazie al quale le corde “simpatiche” vibrano senza essere eccitate direttamente. Sappiamo bene quanto il fenomeno della risonanza sia importante nella musica e non solo.
Le più moderne teorie scientifiche e la fisica quantistica considerano la risonanza come una tra le più potenti forma di energia dell’universo.
Non sarebbe stato più interessante e accattivante motivare il nome Viola d’amore attraverso il fenomeno della risonanza-consonanza-simpatia tutti termini che richiamano il concetto di amore?

Seconda storia: la nascita del flauto. Un giorno un animaletto tanto carino (non ricordo quale) scoprì una canna che aveva un buco nel fusto e grazie a questo il vento soffiando produceva una nota. Allora il delizioso animaletto pensò bene di fare un secondo buco per ottenere un’altra nota e così via finché nacque il flauto. 

Anche in questo caso una banalissima storiella inverosimile ha sostituito la realtà saltando a piedi pari la storia e l’evoluzione degli strumenti musicali e della musica. Infatti il fenomeno del vento che soffiando tra le canne spezzate produce un suono è probabilmente alla base di un’altro strumento e cioè il Flauto di Pan o Siringa, diffuso in tutto il mondo.
Il Flauto di pan è composto infatti da tante singole porzioni di canna dello stesso diametro ma di lunghezza diversa chiuse ad una estremità e accostate una all’altra.

Se questa esperienza fosse capitata a me da bambino la prima cosa che avrei fatto sarebbe stata quella di procurarmi una canna farci dei buchi e costruirmi un bel flauto. Che delusione avrei provato nel constatare che non suonava! Una canna con tanti buchi esposta al vento non suona un bel niente, tantomeno produce note di diversa altezza.

Infatti la storiella trascurava completamente il fatto che qualsiasi flauto con i buchi ha bisogno di una particolare imboccatura e che per produrre note diverse bisogna chiudere i buchi con le dita in modo da modificare la lunghezza della colonna d’aria vibrante.
Un Flauto di Pan invece lo avrei potuto sicuramente costruire e suonare facilmente dopo qualche prova, avrei capito la relazione lunghezza della canna-nota, avrei provato l’enorme soddisfazione di essermi costruito uno strumento musicale da solo.

Ricordando questa pessima lezione concerto a cui ho assistito mi sono interrogato sulle cause di tutto ciò e per il momento ho immaginato alcune spiegazioni:

  • Per una certa mentalità musicale accademica esiste solo la musica classica che è “La Musica”, tutto il resto non conta. Gli strumenti musicali veri sono quelli usati nella musica classica, come si sia arrivati agli odierni strumenti è ininfluente anzi, sono nati direttamente così!
  • I bambini non capiscono niente, basta raccontargli una storiella e si entusiasmano. Che sia vera o falsa è lo stesso basta metterci un’animaletto carino o la storia di due innamorati.
  • Fantasia? Sperimentazione? Non contano, tanto appena entrati nella scuola saranno annoiati a suon di regole, spartiti, solfeggi ecc.
  • Lo strumento musicale è diventato come un elettrodomestico, non è necessario sapere come funziona, conoscerne le caratteristiche, le origini. Quando qualcosa non va si porta dal liutaio perché lui lo sa fare. Lavorando con gli allievi di un liceo ad indirizzo musicale e lamentandomi con loro del fatto che erano scordati mi hanno risposto: “il nostro maestro non ci permette di accordare gli strumenti perché rischiamo di rovinarli“… capito?

Se vi viene qualche spiegazione migliore fatemelo sapere…