Il suono del Nanny Khur dalle steppe mongole all’asilo nido

Nanny Khur in lavorazione

Quello che da sempre diverte ed appassiona Noemi e me è la possibilità di costruirci gli strumenti musicali con cui lavorare. Partiamo con l’immaginare una certa attività musicale, un progetto, uno spettacolo e poi iniziamo a pensare quali sarebbero gli strumenti perfetti per ottenere il risultato che desideriamo e per questo siamo disposti ad impegnarci per mesi costruendo interi set di strumenti musicali ad hoc.
Non vi nascondo che vedere “l’effetto che fa”, soprattutto quando si tratta di situazioni nuove, è anche un grande stimolo per la nostra insaziabile curiosità.

Spesso gli strumenti che nascono sull’onda di queste ispirazioni si rivelano poi utilissimi anche in altri contesti, come nel caso del Nanny Khur che deriva dal Morin Khuur mongolo: un violoncello a due corde con la cassa rettangolare.


Carlo Martinelli di Terredaria mentre realizza un Nanny Khur

Qualche anno fa, in occasione di un corso per genitori in attesa che avevamo organizzato, realizzammo un set di sei Nanny Khur. Affinchè le gestanti potessero suonare più comodamente  lo strumento e per favorire la trasmissione del suono al nascituro, decidemmo di dare una forma concava al fondo della cassa armonica in modo farne combaciare il profilo con quello della pancia delle future mamme.

Tutte le donne percepirono chiaramente le reazioni che avvenivano nel loro grembo mentre suonavano il Nanny Khur. Ci fu un episodio particolarmente emozionante in cui una mamma in evidente stato di ansia perchè da due giorni non sentiva muovere la sua creatura, suonando il Nanny Khur sulla pancia dopo pochi minuti finalmente lo sentì di nuovo.

Il fondo concavo del Nanny Khur aderisce alla pancia

I bambini chiaramente reagivano cambiando posizione e spostandosi verso la fonte del suono. In seguito, dopo aver partorito, ci riferirono che la ninna nanna accompagnata dal Nanny Khur, filo conduttore del corso, aveva un immediato effetto tranquillizzante sui propri bambini ed era utilissima anche per addormentarli.

Le gestanti suonano il Nanny Khur

Nanny Khur negli Asili nido

Nessun possessore di uno strumento ad arco di liuteria si sognerebbe mai di lasciare nelle mani di un bambino il suo prezioso e delicato strumento, con il Nanny Khur invece possiamo regalare loro questa esperienza in piena libertà e divertimento.
Come tutti i nostri strumenti destinati ad un uso facilitato da parte di persone senza competenze musicali il Nanny Khur è molto robusto e semplice: costruito con materiali di ottima qualità sopporta bene imperizie, colpi e maltrattamenti.

Infatti si è rivelato uno strumento perfetto per stimolare le capacità di esplorazione sonora anche in bambini molto piccoli. L’architettura dello strumento e l’uso dell’archetto stimolano la curiosità e la voglia di approfondirne la conoscenza. La concavità della cassa armonica permette al bambino di infilare le gambe sotto lo strumento e percepirne le vibrazioni attraverso il corpo.

In questo video di poco più di un minuto estratto dall’archivio digitale Terredaria potete osservare come la bambina esplora meticolosamente lo strumento ed i suoni che può ottenere attraverso l’archetto, come segue il percorso delle corde, come ne studia la vibrazione ed ogni altro particolare fino ad esaminare attentamente i crini (in nylon) dell’archetto.

Da notare che, sebbene nella stanza fossero presenti anche altri strumenti del set Terredaria (Sun Drum e Kalimbe) anche gli altri bambini partecipavano in silenzio alle esplorazioni, come fossero un unico essere in ascolto. Un’esperienza singola e collettiva allo stesso tempo!
Questo tipo di comportamento è esattamente quello di ogni vero musicista alle prese con uno strumento nuovo: lo osserva, lo studia, sente come risponde al suo gesto, ci gioca assaporandone il suono, ci fa amicizia.

Padroneggiare un gesto per ottenere una certa qualità di suono è il lavoro quotidiano di uno strumentista. La musica, di solito, nasce dal gesto, da un gesto finemente controllato, regolato per “accomodamento”, adeguando l’articolazione della mano, il peso del braccio, la pressione dell’aria alla risposta meccanica dello strumento per ottenere quella particolare sonorità prescelta.

Ma su questa esperienza senso-motoria si costruisce, per il bambino come per il violinista, un simbolismo del gesto e del movimento. Un suono è vigoroso o leggero, delicato o aggressivo, perché il gesto che l’ha prodotto possiede lo stesso carattere espressivo.
Proprio per questo, il bambino acquisisce, nei primi anni di vita, un vocabolario di equivalenze tra la gestualità e la vita affettiva. È sulla base di questa esperienza che per lui una frase musicale sarà leggera, delicata o vigorosa.

Se spogliamo degli aspetti tecnici e culturali le strategie della creazione musicale troviamo che il cuore dell’invenzione è proprio questo stessa condotta psicologica: una trovata sonora è uscita, un po’ per caso, dalla fantasia o è nata sotto le dita, e coglie l’interesse del musicista tanto che egli ha piacere a ripeterla facendone delle variazioni.
È quello che chiamiamo una “idea musicale” (può trattarsi di un tema, di un motivo ritmico, uno slancio dinamico, una miscela di suoni…) e l’arte di scoprirne tutte le sfaccettature si chiama sviluppo. Scegliere, nel corso dell’esplorazione, una trovata sonora e svilupparla attraverso variazioni è una condotta che appare nel bambino prima di un anno.

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